mercoledì 18 aprile 2012

Il freddo della Siberia


La storia ci insegna che è la Russia la nazione abituata al freddo maggiore. Durante la campagna di Russia al tempo di Napoleone, il forte freddo che attanagliava la città è stato decisivo per le sorti della guerra. La popolazione russa, abituata al freddo, resistette bene alle basse temperature, mentre i francesi, non abituati, morirono a migliaia e Napoleone dovette ritirarsi, sconfitto dal “Generale inverno”.
Anche in tempi più recenti in Russia si sono avute delle annate particolarmente fredde, che hanno causato delle carestie rimaste tristemente famose nella storia per degli episodi di fame, sui quali non ci soffermeremo, per rispetto delle molte persone che sono morte. Tra le più gravi quella registrata in tutta la Russia nei due inverni tra il 1921 e il 1923, la cosiddetta “Holodomor” che ha colpito l’Ucraina nel 1932-33 e quella che permise ai russi di resistere ai tedeschi durante l'Assedio di Leningrado del 1941, quando il “Generale inverno” fu nuovamente un elemento fondamentale nelle battaglie vinte dai russi.
Tuttavia ciò è ancora poco se vogliamo prendere in considerazione i valori record del freddo. In tal caso dobbiamo spostarci nella Siberia orientale, dove esiste una regione che è stata definita “anecumenica”, cioè impossibilitata a ospitare forme permanenti di vita, un vero e proprio “polo del freddo”, a causa della estrema continentalità della zona. Nonostante ciò, in quella regione sono sorte le due città di Oimekon e Verkhoyansk dove, nel 1933, il termometro è sceso fino a -67,8°C, la temperatura più bassa registrata in un luogo abitato nel nostro pianeta.
Esistono infatti altre città situate ad una latitudine a nord di queste due, eppure hanno temperature, sia medie che estreme, ben più alte di esse.
Il motivo per cui quella regione oggi è abitata è semplice: da quando è avvenuta la scoperta di numerose miniere di oro, uranio ed altri metalli preziosi nel vasto bacino della Yakuzia, un vero e proprio arabesco di montagne perennemente innevate alte circa tremila metri, il deposto regime sovietico ha installato proprio in quella zona numerosi “Gulag”, quei campi di lavoro dove venivano deportati i prigionieri politici, che in tal modo hanno permesso lo sfruttamento dei tesori nascosti nelle viscere della Terra. Poi, a poco a poco, attorno ai campi di lavoro sono sorte delle abitazioni dove le condizioni di vita sono state rese leggermente più umane e adesso, in quella zona, sono sorte delle piccole città.
Se fino ad ora abbiamo parlato di condizioni estreme, accenniamo adesso ad una grande città, dove le temperature scendono anche sotto i 30°C eppure la vita è frenetica, del tutto simile alle più conosciute città occidentali.
Mosca è una città molto simile per condizioni climatiche alle altre capitali del Nord Europa. Il record del freddo si registrò nel 1940, il 17 gennaio, nel pieno della "grande guerra", quando si arrivo a 42.2 gradi sotto zero.
In generale le temperature scendono sotto i 25 gradi sotto zero solo pochi giorni l’anno. Tuttavia la città è attrezzata per superare anche i -30°C.
Eppure, quando sulla via Gorkij il mercurio rosso del grande termometro murale scende pericolosamente verso il basso, la situazione è d'emergenza. I bambini non vanno a scuola. Gli ospedali sono in allarme, i giornali non parlano d'altro. I pediatri hanno consegna di fare solo visite a domicilio per evitare che i piccoli, magari per un raffreddore, si prendano la polmonite andando dal medico. Muoversi è un problema.
Molti filobus e, a volte, anche i tram rimangono in panne nelle strade e, in tali casi, l’attesa restando in piedi davanti alla fermata, per la maggior parte della gente può essere un problema.
In tali casi anche prendere un taxi può essere difficile. Chi, in uno sprazzo di genialità, ha pensato di appostarsi all'uscita della più vicina mensa dei tassisti, per bloccarne uno subito dopo il pranzo e farsi portare all'indirizzo desiderato, corre il rischio di serie delusioni. Se il tassista ha perso troppo tempo per mangiare, l'auto si è raffreddata irrimediabilmente e non si mette più in moto in alcun modo.
Negli inverni più freddi, a Mosca le macchine private non possono stare tutta la notte all'aperto nei cortili! La mattina dopo diventerebbero delle vere e proprie scatole di ghiaccio.

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